Mauro's Books

Un romanzo in cui c’è tutto il Giappone ma anche una umanità universale. Nessuno si pentirà del tempo dedicato a questo libro. Una tempesta di sentimenti, come un Hanafubuki.

In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato.

Qui sono riassunti gli atteggiamenti più belli che possiamo imparare da questa cultura. E’ un libro asciutto, di facile comprensione e da cui possiamo prendere dei buoni spunti per la vita. Ovviamente nulla va assolutizzato, la cultura giapponese della gentilezza e dell’educazione è la stessa dello sfruttamento delle prostitute straniere o del razzismo verso le minoranze etniche.  Ma in ogni dove c’è del buono e nella cultura giapponese ce n’è comunque parecchio.

In questa lunga, metaforica camminata attraverso Kyoto e alcuni siti della regione del Kansai, quindici luoghi diventano l’occasione ideale per immergerci in altrettanti concetti fondanti del pensiero filosofico, spirituale, culturale e sociale del paese nipponico. Spesso ci sentiamo vicini a questi pensieri, ma non è facile vederli vivere, immaginarli, tradurli nel nostro quotidiano.

Se volete una panoramica completa sul tema, questo libro sicuramente fa al caso vostro. E’ un ottimo libro di divulgazione sulla più grande sfida dell’umanità. Il linguaggio tecnico è limitato allo stretto necessario, quindi è davvero un testo per tutti. Personalmente, lo proporrei a scuola. 

Bill Gates ha passato gli ultimi dieci anni a studiare le cause e gli effetti del cambiamento climatico. Avvalendosi della consulenza di fisici, chimici, biologi, ingegneri, esperti di science politiche e finanza, ha individuato i passi necessari per evitare un disastro ambientale sul nostro pianeta.

Seguo dal primo libro questa autrice friulana. E’ molto brava, scrive molto bene. Il libro davvero forte però resta il romanzo d’esordio “Fiori sopra l’inferno”. Avevo l’impressione che questo libro fosse stato scritto in fretta; stasera ho letto che l’ha scritto di getto, in due mesi. Purtroppo si nota ed è un peccato: la trama non coinvolge, i dialoghi sono un po’ banali. Ma è fra le righe, nelle descrizioni del mondo che circonda i protagonisti, che l’autrice dà il meglio di sé. E vale la pena scoprire e gustare quegli attimi preziosi che ci regala.

Chiara ha fatto un sogno. E ha avuto tantissima paura. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell’albero l’ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà.

Recensioni da 5 stelle e citazione “libro dell’anno”. Non è stato possibile ignorare tanto clamore per questo romanzo, l’ho trovato di forte intensità e di scorrevole lettura. Un grande inno alla pace ambientato in un paese legato per sempre ad immagini di guerra. Che mi riporta alla mente, come italiano, il salvataggio dei boat people, una grande (unica?) pagina nella storia d’Italia.

Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Huong e sua nonna Dieu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. Fino a quel momento, per Huong la guerra è stata l’ombra che ha risucchiato i suoi genitori, e adesso quell’ombra sta avvolgendo anche lei e la nonna. Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla, mattone dopo mattone.

Appena esce un libro di Carrisi corro a leggerlo, per questo ho aspettato un poco perché le recensioni non erano al livello delle precedenti. Difatti, per quanto il romanzo sia appassionante e si divora in men che non si dica, il vero Carrisi è assente. Nonostante questo mio giudizio resta un ottimo thriller. 

Sono le cinque meno dieci esatte. Il lago s’intravede all’orizzonte: è una lunga linea di grafite, nera e argento. L’uomo che pulisce sta per iniziare una giornata scandita dalla raccolta della spazzatura. Non prova ribrezzo per il suo lavoro, anzi: sa che è necessario. E sa che è proprio in ciò che le persone gettano via che si celano i più profondi segreti. E lui sa interpretarli. E sa come usarli. Perché anche lui nasconde un segreto.

Davvero un bel libro! Una scrittura a suo modo originale. Dei personaggi veri, da amare senza pregiudizi.

Per raccontare gli strappi della vita occorrono parole scabre, schiette. Di quelle parole Donatella Di Pietrantonio conosce il raro incanto. La sua scrittura ha un timbro unico, una grana spigolosa ma piena di luce, capace di governare con delicatezza una storia incandescente.

Un giallo interessante, con un un ottimo ritmo e una bella storia. Un esperimento molto diverso dal complicatissimo e originale primo romanzo “Le 7 morti di Evelyn Hardcastle”, ma ugualmente un buon best-seller. Se vi piace l’ ambientazione e siete disposti a sorvolare su qualche leggerezza storica, passerete delle ore piacevoli.  

Un omicidio in alto mare. Una straordinaria coppia di detective. Un demone che esiste. O forse no. Batavia, Indie orientali olandesi, 1634. La Saardam, col suo carico di pepe, spezie, sete e trecento anime tra passeggeri e membri dell’equipaggio, è pronta a salpare alla volta di Amsterdam.

Sembra il solito romanzo che indaga rapporti familiari incrinati, forse perduti, forse da riscoprire all’ultimo momento. Ed in effetti lo è. Ma all’interno di queste pagine compaiono espressioni di assoluta verità, lampanti trascrizioni di sentimenti che appartengono ad ognuno di noi, con una profondità incredibile, lasciati lì sulle pagine come per sbaglio. Fortunato il lettore che li raccoglie e li mette in tasca.

Cesare Annunziata potrebbe essere definito senza troppi giri di parole un vecchio e cinico rompiscatole. Settantasette anni, vedovo da cinque e con due figli, Cesare è un uomo che ha deciso di fregarsene degli altri e dei molti sogni cui ha chiuso la porta in faccia. Con la vita intrattiene pochi bilanci, perlopiù improntati a una feroce ironia, forse per il timore che non tornino.

Dopo il libro di Michelle attendevo questo titolo e l’ho letto tutto d’un fiato. Molto più ritmato e piacevole, forse la parte relativa alla campagna per le elezioni un po’ lunghetta… ho sempre avuto stima come persona di Barack Obama e questo libro è uno spaccato di storia americana, oltre che un racconto personale. Da leggere. La pecca è che sembra un un libro di giustificazioni.  Il messaggio che ripetutamente arriva al lettore è “ce l’ho messa tutta, vedi? ma proprio più di così non sono riuscito a fare”, come se il Presidente volesse spiegare a tutti che non si è mai tradito, che ci ha provato, elencando tutti i minutissimi dettagli dei motivi per cui non ha mantenuto tutte le sue promesse. Il libro di Michelle invece, è un po’ noioso nella prima metà, ma è un libro di ispirazione. Insieme sono una coppia splendida. Hanno sicuramente cambiato il rapporto tra gli americani e la politica. Peccato che poi il trumpvirus ha fatto impazzire gli americani… da “Yes, we can” a “How can it be?”

In questo libro attesissimo, Barack Obama racconta in prima persona la propria incredibile odissea, da giovane alla ricerca di un’identità a leader del mondo libero, e descrive con sorprendente ricchezza di particolari la propria educazione politica e i momenti più significativi del primo mandato della sua storica presidenza.